A volte i dessert proposti al ristorante non rispettano le aspettative dei clienti, in effetti si possono trovare proposte piuttosto banali e poco invitanti, il dessert può compromettere l’esito di un pranzo o di un’ottima cena.

La stagionalità delle materie prime, la giusta ricerca di prodotti di buona qualità e la creatività nel presentare dessert che abbiano estetica e gusto renderanno sicuramente la cena più completa e soddisfacente.

 

Quindi in assenza di un pasticciere in cucina, possiamo rendere più goloso e soprattutto più estetico il dessert, accompagnandolo con qualche guarnizione, utilizzando un piatto che lo faccia risaltare e cercando di porre delle decorazioni che favoriscano il dessert in altezza.

Anche un dessert classico può essere servito in un modo più contemporaneo.

UN CONSIGLIO PER I RISTORATORI

Riorganizzare il menù sviluppando la parte del dessert, sarà come mettere la famosa “ciliegina sulla torta”, per coronare la fine di un pasto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


PERCHE’ E’ IMPORTANTE INSERIRE NEL MENU PIATTI VEGETARIANI O VEGANI

Non tutti i ristoranti prevedono dei piatti che possono essere consumati da vegani o vegetariani, ma la popolazione italiana è sempre più orientata verso questa scelta alimentare. Ecco come puoi inserire dei piatti senza alimenti di origine animale nei tuoi menù e far felici tutti i tuoi clienti con ricette gustose e fantasiose.

Sale ancora il numero di vegani in Italia, attestato nel 2017 attorno ad un considerevole +3% rispetto al +1% dell’anno precedente. Sempre meno una nicchia, sempre più un vero e proprio “popolo”, che insieme a quello dei vegetariani (il 7% della popolazione italiana) si compone di oltre 1,5 milioni di persone, e che per questo fa sempre più gola al mercato del food e non solo. Al pari infatti degli ormai diffusissimi “cibi veg”, hanno iniziato a fare la propria comparsa sugli scaffali dei negozi capi d’abbigliamento, cosmetici e altre categorie merceologiche “cruelty free”, non testate e senza derivati di origine animale.

Il dibattito tra chi considera questo fenomeno una semplice moda e chi invece una scelta etica oltre che una dieta salutare continua ad accendere dibattiti virtuali e non. Al di là della polemica è chiara però l’importanza per ristoratori professionisti di introdurre alternative vegetariane e vegane all’interno dei propri menù.

Una tendenza che approda nel nostro Paese in considerevole ritardo rispetto ad altre nazioni europee, ma che si afferma oggi come un aspetto di fondamentale importanza per la concorrenzialità del proprio locale, e la soddisfazione della propria clientela.

Differenze tra vegetariani e vegani: semplici ma non scontate!

A differenza della dieta vegetariana, che esclude carne, pesce e alcuni cibi contenenti ingredienti da essi derivati (come formaggi con caglio, alimenti contenenti cocciniglia e simili), quella vegana non prevede nessun tipo cibo di derivazione animale. Ciò significa che menù riservati a clienti vegetariani possono includere pietanze con latte, uova o miele, mentre invece quelli per vegani saranno limitati solo ed esclusivamente a prodotti di origine vegetale.

All’apparenza molto semplici, queste due elementari regole nascondono in realtà accortezze più complesse, specie per i vegani. A differenza di quanto si possa pensare infatti, ingredienti di derivazione animale sono impiegati nella preparazione dei cibi più insospettabili.

Alcune varietà di pane in cassetta o di tipo casereccio, o anche impasti per pizza, contengono strutto (ma c’è la pizza vegana!), così come è possibile che buste di patatine fritte surgelate contengano sego, un grasso di origine bovina. Il discorso vale anche per le bevande: sidro, birra scura e vino sono sovente preparati con ingredienti di origine animale, conosciuti come “coadiuvanti tecnologici”. Questi possono includere albumina, caseina, gelatina di pesce o ossa di coniglio, utilizzati per filtrare la bevanda al fine di renderla più limpida.

Allo stesso modo, sciroppi per cocktail, liquori, succhi di frutta o preparati per dolci possono contenere cocciniglia. Si tratta di un colorante derivato dall’omonimo insetto utilizzato per donare a cibi e bevande un caratteristico colore rosso acceso.

Tali prodotti non sono pertanto considerati fruibili da chi segue una dieta veg (vegetariana o vegana che sia). Per questo motivo, è possibile trovare in commercio prodotti di origine vegetale sui quali è comunque specificato che nella preparazione non sono stati utilizzati ingredienti di derivazione animale, come nel caso del vino vegano.

È quindi molto importante fare sempre attenzione all’etichetta, e considerare una comunicazione chiara in merito ai prodotti veggie disponibili in menù come un vero e proprio valore aggiunto.

Menù vegani: un’alternativa deliziosa per tutti

Quando si sente parlare di menù vegetariani e vegani molti (troppi) ristoratori vanno ancora nel panico, limitandosi a proporre piatti basici e senza inventiva.

Te lo assicuro: non c’è niente di peggio per un cliente vegetariano o vegano che sentirsi offrire una “semplice pasta al sugo” o le classiche verdure grigliate una volta seduto al tavolo. Soprattutto se pensi che, volendo, si possono fare miracoli con poco, e questo i tuoi nuovi clienti lo sanno bene! Partendo dal presupposto che un’alternativa vegana è in grado di accontentare anche clienti vegetariani, sarebbe idoneo riflettere su come inserire piatti veg all’interno del proprio menù senza timore di sperimentare. Vegani e vegetariani sono solitamente inclini a provare nuovi sapori che possano stimolare la loro curiosità.

Sformati di verdure, zuppe e vellutate, creme, torte rustiche sono sempre gradite, specie quando preparate con ingredienti di stagione o in versioni di cucina tradizionale.

Rape, broccoli, verza e cavolfiore sono ingredienti versatili che si prestano egregiamente a ricette semplici quanto gustose. Con i piatti vegetariani è senza dubbio più semplice. Per le alternative vegane, invece, è possibile utilizzare, quando occorre, latte di origine vegetale (come quello di avena, riso, mandorle, cocco, etc.) e precotti a base di soia, amaranto, muscolo di grano e legumi, di facile e veloce preparazione.

Non c’è limite all’inventiva! Lo sanno bene i moltissimi chef stellati che hanno da tempo iniziato a proporre piatti vegetariani nei loro ristoranti, apprezzati non solo dalla categoria a cui sono rivolti, ma da tutta la clientela.

Proposte gradite e sempre di moda sono per esempio verza o cavolfiori gratinati al forno con besciamella vegetale (facilmente reperibile in commercio), frittata di farina di ceci con contorno di cicoria o bietola al peperoncino, o ancora polpette di broccoli e quinoa.

Ricorda sempre di utilizzare le spezie più adatte ai vari ingredienti per donare maggior gusto ai tuoi piatti. Non a caso, una delle cucine più amate da vegetariani e vegani di tutto il Mondo è quella indiana, ricca di sapori speziati e ampia varietà di scelta!

Piatti vegetariani e vegani: qualche consiglio utile

Non aver timore di inserire nuove ricette tra le tue proposte e, soprattutto, fai in modo di non “bollare” le alternative vegetariane come qualcosa di strettamente riservato ad una specifica clientela (come accade per i piatti per celiaci o intolleranti). Potrai, per esempio, apporre una piccola “(V)” tra parentesi vicino ai piatti in menù che non contengano carne, pesce o derivati animali, così da rendere chiara e semplice la scelta delle pietanze alla tua clientela.

Invita indipendentemente tutti i tuoi ospiti ad assaggiare le più fantasiose alternative veggie: chiunque ammirerà la varietà di proposte, e il locale ne guadagnerà in immagine.

I dessert rappresentano forse l’aspetto più complicato della dieta vegana, in quanto è piuttosto difficile saperne apprezzare il sapore da chi è abituato a quelli realizzati con latte e uova. In un primo momento potresti scegliere di ovviare a questo aspetto acquistandone di confezionati, scegliendo e perfezionando con cura in un secondo momento quelli che desideri offrire alla tua nuova clientela.

Infine non dimenticare di aggiornare la comunicazione sui profili social e siti di settore (come TripAdvisor, JustEat, Deliveroo) del tuo locale specificando la disponibilità di piatti vegetariani e vegan.

Piatti vegani e vegetariani: la qualità degli ingredienti è fondamentale

Più che in ogni altra cucina, nelle preparazioni vegane e vegetariane c’è bisogno di un’attenzione speciale alle materie prime, alla loro qualità e freschezza. La scelta di un fornitore affidabile è alla base di una perfetta riuscita di ogni piatto.

Fonte: multicash.it

Londra, 1849. Charles Henry Harrod, aiutato da due assistenti, apre una piccola drogheria per vendere tè, caffè e biscotti.

Londra, 2018. La piccola drogheria è diventato il tempio del lusso da 5000 dipendenti che tutti conosciamo, in un edificio appariscente di Knightsbridge: 90.000 metri quadrati distribuiti su 8 piani, 300 reparti, 146 ascensori, un numero indefinito di scale mobili, compresa quella voluta da Harrod in persona, la prima nel Regno Unito, costruita nel 1898.

E una lista infinita di articoli, dall’orologio ai sandali, dai diamanti al tè verde. Anzi, “dallo spillo all’elefante”, come recita lo slogan. Di lusso, pure quello.

Proprietà della Qatar Holding dal 2010, meta obbligata per migliaia di turisti e per i vip senza problemi di portafoglio che fanno shopping di diamanti, orologi, capi di alta moda tra i più esclusivi al mondo, inclusi magnati e principi in Bentley con autista, Harrod’s si sta rinnovando radicalmente.

Con il passare dei decenni il grande magazzino del lusso si è sempre più rivolto a turisti e clienti facoltosi piuttosto che al londinese medio. Ma oggi che la formula attira-turisti appare un po’ datata, Harrod’s ha avuto l’intuizione di proporre qualcosa che i propri clienti nell’era di Amazon e del consumo online non possono avere: la possibilità di vedere, guardare, toccare e annusare quello che vogliono portarsi a casa.

Nelle sale del cibo, le food hall riservate dal 1902 a ogni genere di squisitezza, oggi si trovano nomi di alto livello della gastronomia internazionale, come Lance Gardner, il panettiere vip che ha lavorato con i più blasonati ristoranti di Londra.

Insieme ai suoi assistenti lavora sotto gli sguardi curiosi dei clienti, aiutato da un pannello sulla parete che indica quali tipi di pane si producono e a che ora, mentre una campanella suona quando vengono tirati fuori dal forno. Gardner sforna 15 varietà di pane, e poi pasticcini, torte, biscotti, tutti deliziosi.

Poco distante Bartosz Ciepaj, dieci anni di esperienza e la fama di barista migliore del mondo, si occupa del caffè: lo tosta e incanta i clienti parlando senza sosta di varietà, miscele, metodi di tostatura e luoghi di provenienza.

A cake stands behind the patisserie counter in the food hall at the luxury department store Harrods Ltd. in London, U.K., on Wednesday, Jan. 10, 2018. Photographer: Chris Ratcliffe/Bloomberg

Mentre nei pressi Angelo Tantillo, lo stilista del tè con i baffi a manubrio, prepara miscele personalizzate che i clienti posso richiedere ogni volta che lo desiderano.

Siamo pur sempre da Harrod’s, di conseguenza niente di ciò che è proposto al suo interno può dirsi troppo economico. Avere un pane insaporito a proprio piacere costa un surplus di circa 4 euro, oltre al prezzo della pagnotta che è di oltre 6 euro, mentre le torte, tutte magnifiche, si attestano su un prezzo medio di circa 55 euro.

Del resto, nessuno entra da Harrod’s per fare un affare, ma per concedersi un qualcosa di gratificante, a seconda delle proprie disponibilità, che siano diamanti e preziosi oppure tè e biscotti.

Ad ogni modo, ora il dado è tratto, e la sfida di Harrod’s è stata lanciata: portare i londinesi a riappropriarsi del loro più antico e leggendario grande magazzino. Prendendoli per la gola.

 

Fonte: dissapore.com
Credits: Bloomberg

Come una location inesistente è riuscita a diventare il migliore ristorante di Londra su Trip Advisor, grazie alla creatività e le competenze di un “free lance”

Lo scorso autunno, una coppia si è avvicinata ad un giovane di nome Oobah Butler per la strada nel sud di Londra. “Sai dove trovare lo Shed at Dulwich?” hanno chiesto, riferendosi al ristorante boutique aperto solo su appuntamento che si diceva si trovasse proprio sulla strada su cui si trovavano. Continua a leggere

Un pensiero attraverso il menù degustazione.
Cuoco o chef che siano quando devono creare e proporre un menù degustazione lo fanno con un pensiero dove si identifica il loro vissuto professionale, le loro esperienze, la conoscenza delle materie prime e l’utilizzo di tecniche che esaltino gusto e presentazione.

A volte però può capitare che troppa ansia da prestazione giochi dei brutti scherzi ed emergano alcune incertezze. Non ci dobbiamo scoraggiare, ma ricordarci che per nostra scelta e volontà, per passione e forte determinazione abbiamo intrapreso una professione entusiasmante e sicuramente unica!

Selezione e ricerca di buoni prodotti, tecniche che non snaturino le caratteristiche principali degli alimenti e a volte un pò di semplicità non guasta, semplice non banale!
Buon menù degustazione a tutti!

Ivan Radice

Un nuovo concept, legato alla tradizione, espressione di un’idea forte legata al prodotto italiano di qualità… una piccola gastronomia che si rivoluziona in un’officina del gusto. I materiali usati riportano in parte all’idea di un alimentari di vicinato e in parte ad un laboratorio/officina ma, anche alla sensazione più intima di familiarità.
Un grande bancone con una forte identità e una ripartizione degli spazi ben visibile, la possibilità di un servizio all’interno del locale ma, allo stesso tempo, grazie all’apertura sulla via principale, di poter servire gli avventori direttamente all’esterno con un veloce e pratico take away.
e come dice lo slogan…. “SCHIACCIATA O PATATA?”

“FARCITO”
Via Oberdan, 18/a – 37121 Verona
www.farcitoverona.it

Architetto Matteo Azzolin

 

Immaginate una giornata di pioggia, piove di traverso, il vostro ombrello è rotto, in ufficio è stato un inferno, il vostro partner si è impegnato nel farvi innervosire, ed avete il cellulare scarico… a questo punto penserete che nulla nell’universo conosciuto possa migliorare la vostra posizione, ma vi sbagliate…

Immaginate un bar, il vostro Bar, i vostri amici, il bancone, e la figura sorridente e famigliare che lo sovrasta, ora guardate l’orologio, sono le 19.12 di un mercoledì di pioggia, e non importa, perché state per prendere parte ad uno dei rituali più importanti della giornata… l’Aperitivo.

Momento di aggregazione, ottimo per socializzare, indicato per riflettere soli, per alcuni semplice intrattenimento in attesa della prenotazione al ristorante, per altri imprescindibile dettame per una serata perfetta, ad ognuno libera interpretazione.

Vorrei focalizzare la vostra attenzione al bancone, sulla figura “mitologica” del Barman, egli come la Sfinge egizia vi porrà una domanda: “cosa bevi?”, non esiste una risposta giusta o sbagliata, ordinare ciò che piace è la base democratica del Bar, esiste però una risposta scontata.

Gradite del vino, magari una bollicina, ottimo, preferisco a cena.

Una fresca e fragrante birra, adoro la birra, al pub.

Io ordinerei un cocktail ed oggi vi propongo uno dei miei favoriti, l’Americano.

Bitter e vermouth rosso si abbracciano nel ghiaccio massaggiati dalle bollicine della soda, una fetta di arancia e una scorzetta di limone suggellano l’unione, il primo sorso vi strappa un sorriso.

Cocktail elegante e di semplice esecuzione, si costruisce nel bicchiere, consigliato un old fashioned,

parti uguali di bitter e vermouth rosso, ghiaccio, primo ingrediente di ogni cocktail, soda o acqua frizzante, il mio amico Bond usa Perrier, della guarnizione ne abbiamo già parlato.

L’Americano nasce in Italia nei primi del ‘900 e deve il suo nome al concetto di somministrazione   in voga negli States in quel periodo, “on the rock’s”, servito con ghiaccio, fino a quel momento il trend prevede di servire i cocktail privi di ghiaccio in coppa. Una rivoluzione non da poco.

Esiste però una leggenda sull’Americano, si racconta che il cocktail viene creato in onore di Primo Carnera, il primo pugile italiano a vincere la cintura dei pesi massimi. Un evento sportivo entrato nella storia, Primo Carnera, “la montagna che cammina”, “il gigante buono” sconfigge John Shirley e si aggiudica il titolo mondiale dei pesi massimi. Immaginate il Madison Square Garden di New York gremito di italiani, tutti inneggiano il proprio campione, tutti vogliono festeggiare, la naturale conseguenza è l’Americano.

Sono un romantico, mi piace pensare e raccontare, che in una notte d’Estate del 1933, un pugile, un italiano, è diventato una leggenda ed abbia ispirato un cocktail leggendario…Cheers!!!

 

Oleg Radice

Anche per il 2018 il lusso sarà in cima alle preferenze di molti viaggiatori che non devono badare al portafogli e puntano solo al massimo. Per loro la rivista americana Forbes ha stilato una lista delle strutture in procinto di aprire nell’anno appena iniziato: 10 hotel da sogno che vi elenchiamo per essere sempre aggiornati e poter vedere in anteprima uno scorcio dei migliori resort del mondo.

Per l’inizio dell’estate aprirà il Rosewood Miramar Beach Montecito in Santa Barbara, California, proprietà di 16 acri con spiaggia privata che prenderà il posto dell’ex Miramar Beach Hotel. Sei ristoranti, una spa, e due piscine, ma soprattutto le uniche suite in tutta Santa Barbara con accesso diretto al mare, senza passare per il corpo principale dell’albergo.

Qualche mese prima aprirà The Fairlane Hotel in Nashville, Tennessee, un boutique hotel di 81 camere in stile anni 60. La lobby dell’hotel si candida a diventare il luogo preferito in città per concludere un affare, tra cucina di livello e drink a regola d’arte, mentre la penthouse da 370mila metri quadri, grazie alla sua terrazza con vista mozzafiato è la location perfetta per un party privato. Altro boutique hotel da tenere d’occhio, stavolta in Europa, sarà il Dixon di Londra vicino Tower Bridge, area preferita ormai dagli artisti della città. Per questo nella struttura saranno dislocate opere d’arte degli artisti locali in ogni spazio dell’albergo e gli ospiti verranno incoraggiati a vivere qualche attività per il tempo libero con la comunità locale.

In estate aprirà anche un nuovo gioiello del Gruppo Baglioni, il Baglioni resort alle Maldive. Situata nell’appartata isola privata di Maagau, la struttura offrirà 96 ville tra quelle sull’acqua, con vista giardino, e sulla spiaggia. Completano la struttura quattro ristoranti, un kids club, un centro immersioni, e una spa che propone trattamenti ayurvedici e terapie thai. Per chi vuole vivere un’esperienza ben al di là del semplice soggiorno, il posto perfetto è il One&Only Gorilla’s Nest in Rwanda. Vicino al villaggio Kingi si possono esplorare colline e i vulcani Virunga, tutte zone dove i gorilla amano vivere. E dopo il trekking tutti a rilassarsi nella spa con trattamenti tradizionali tipici africani. Se invece sono proprio i trattamenti wellness la vostra passione dovete recarvi in Islanda al Retreat at the Blue Lagoon dove il resort è passato a una nuova gestione: qui troverete 62 suite ciascuna circondata da acque ricche di minerali e pareti di sole vetrate per garantire una vista memorabile. Perfino i balconi delle stanze sono completamente circondati da acque geotermiche che sgorgano dal sottosuolo.

A maggio in Messico apre un Montage resorts, quello di Los Cabos, in Messico, il primo del Gruppo a sorgere fuori dai confini degli Usa. L’area è famosa per le immersioni, ma ci si può anche solo rilassare nella piscina a due piani di quasi 20mila metri quadri. E per chi ama il golf entro fine anno aprirà anche un nuovo campo disegnato da Fred Couples. Conosciuto come la Silicon Valley dell’India, Bengaluru è il distretto scelto per l’apertura del Conrad Bengaluru. La struttura guarderà al lago Ulsoor/Halasuru e offirà un tocco di antico e moderno nello stesso tempo con un occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente.

E’ la Cina invece il luogo scelto da Mgm per il suo Cotai Mgm di Macao, primo albergo ad aprire da quando la città è stata designata dall’Unesco come città creativa per la gastronomia. Sebbene sia la seconda struttura del Gruppo nell’area, questa è destinata a essere molto più d’impatto grazie a un’entrata d’effetto resa possibile dai leoni più grandi della collezione Mgm, contornati da foglie dorate. L’albergo sarà tutto nei toni dell’oro, argento e bronzo e avrà nell’offerta culinaria il suo punto di forza. Primo chef chiamato a firmare la proposta, Janice Wong.

Infine la Svezia, che con il Downtown Camper by Scandic a Stoccolma punta a ridefinire la filosofia del classico alloggio. L’idea di fondo è di non pensare alla struttura come a un albergo ma come a una comunità che si prefigge, come obiettivo, quello di creare coesione tra le persone che vi soggiornano. Ricchissimo, proprio per questo, il programma delle attività offerto dall’albergo, studiate per far scattare la conoscenza tra più ospiti possibile tra i residenti delle 494 stanze. Non solo classi di yoga, docce emozionali e brainstorming, ma anche serate attorno al falò.

 

Fonte Forbes – lagenziadiviaggi.it/

 

La spesa di gennaio prevede tanta frutta e verdura di stagione e primizie nonostante il clima rigido faccia pensare che nulla cresca in questo periodo.

E invece, tra i prodotti di stagione del mese si trovano non solo alcuni tra gli ortaggi e la frutta più amati, ma anche alcuni che sono ingredienti principe di golosi comfort food, da gustare quando le temperature sono rigide.

Il clima freddo invita infatti a preparare piatti caldi, fumanti e nutrienti. E i prodotti della terra soddisfano questa esigenza. Facciamo quindi spazio in cucina a cavoli, cicoria, radicchio, rape, cavolfiori.

LA SPESA DI GENNAIO: GLI ORTAGGI E LA FRUTTA

Ebbene si: mentre il manto bianco della neve e del gelo coprono la terra, crescono alcuni degli ortaggi più sani che la natura ha creato: la famiglia dei cavoli.  Basti pensare alla verza, protagonista di alcuni piatti della tradizione invernale più famosi del nord Italia, come la cassoeula. L’inverno  è il periodo giusto per fare un grande cassoeula perchè come sapete, bisogna raccogliere questi ortaggi dopo le prime gelate e poi cucinarli per una resa ottimale.

Antiossidanti, in grado di prevenire numerose malattie, protettivi antitumorali, i cavoli sono anche ipocalorici.  Sono ottimi al vapore conditi con olio extravergine d’oliva, sale e pepe, ma anche ingredienti perfetti per un primo sfizioso: pasta con i broccoli ad esempio. Diventano golosi fritti o al forno, magari gratinati con del formaggio: comfort food perfetto come contorno di un menu della domenica in famiglia!

Nella spesa di gennaio, gli ortaggi da mettere in carrello sono quindi: broccoli, carote, cavoli, cavolfiore, cicoria, coste, finocchio, insalata, patate, radicchio, rape, sedano, porri, carciofi.

Anche la frutta non è da meno e in inverno ci porta sugli scaffali del supermercato tanti frutti ad alta concentrazione di vitamina C, ideali per aiutarci a combattere le influenze di stagione e rafforzare il sistema immunitario. Protagonisti dell’inverno infatti sono gli agrumi, ricchi di vitamina C e A, ma anche mandarini, clementine, kiwi e le mele, regine non solo del fine pasto ma anche ingrediente goloso per torte e dolci.

FANTASIA IN CUCINA

Un’offerta ricca di prodotti che si traduce in un’estrema versatilità ai fornelli. Ognuno di questi cibi è ottimo mangiato ove possibile crudo o sbollentato o al vapore, con poco condimento.  I finocchi sono perfetti crudi, tagliati a listarelle sottili e gustati così al naturale o inseriti in una insalata detox con foglie verdi e carote tagliate a julienne  (altro frutto di stagione). Se preferite una versione più ghiotta, provate i finocchi gratinati al forno.

Così è per molta verdura: il carciofo lesso e il sedano potete gustarli in pinzimonio. Ma volete mettere la golosità di un bel piatto caldo e profumato di lasagne ai carciofi 

 

Fonte:

Saporie.com